STERPA E.

Abbagnano "esistenzialista e liberale

in "Il Giornale", 15 Agosto 2003 - 2003

Abbagnano "esistenzialista e liberale"

Abbagnano "esistenzialista e liberale"



Ecco un libro che ci farà conoscere meglio Nicola Abbagnano, il nostro amico filosofo dell'esistenzialismo positivo, grande teorico di un liberalismo moderno: Abbagnano a Napoli, autore Silvio Paolini Merlo, giovane ricercatore (edito da Guida, Napoli, pp.204). Non è un' opera leggera ma un saggio profondo che analizza con rigore il pensiero del maestro, completandone così la biografia intellettuale.
Il periodo napoletano - dal 1918 al 1936 - fu per Abbagnano
studio e ricerca. "Ogni momento libero lo trascorrevo leggendo e scrivendo, spesso fino alle luci dell'alba", dirà a Marcello Staglieno che curò Ricordi di un filosofo nel 1990, poco prima che morisse. Proveniente dal Liceo Tasso di Salerno, aveva 17 anni (era nato nel 1901) quando di iscrisse all'Università di Napoli, dove ebbe come maestro Antonio Aliotta, unica voce allora in controcampo all'egemonismo crociano. Si laureò nel 1922 con la tesi Le sorgenti irrazionali del pensiero, che fu la sua prima opera (pubblicata nel 1923) dissonante persino dalle tesi del suo maestro, che ne aveva grande stima tanto da proporsi come prefatore e da trovargli un editore. Sin dall'inizio il filosofo si caratterizzò per originalità e indipendenza di pensiero.
La vicenda intellettuale di Abbagnano ebbe esordio in un mondo accademico dominato - era appena finita la grande guerra - da due principali indirizzi filosofici: il neohegelismo di Croce e Spaventa e l'evoluzionismo di William James e Henri Bergson. Seguì lezioni di Aurelio Covatti, Filippo Masci, Guido della Valle, oltrechè di Antonio Aliotta, i quali ebbero su di lui forte suggestione, ma non ne condizionarono l'evoluzione. Studiò Husserl, Kierkegaard, Heidegger. Sollecitato da Aliotta scoprì l'idealismo pessimistico anglossassone (pubblicò nel 1926 L'idealismo inglese contemporaneo) e lo strumentalismo americano.
Nelle sue ricerche andò alle radici della filosofia: studiò Platone, Aristotele, Socrate, ebbe Kant come punto di riferimento, studiò Montague, Perry, Spaulding, Santayana. Nel 1931 pubblicò Gugliemo d' Ockham, il filosofo e teologo del Trecento che propugnò la separazione tra Chiesa e potere politico, un' opera a cui lavorò ben cinque anni. "Ockham - mi disse in uno dei nostri incontri milanesi negli anni Ottanta - fu la mia prima grande figura dell'età moderna". Nei suoi scritti si tiene sempre lontano da Croce, di cui apprezzava però gli scritti sull'arte. "In Don Bendetto - dirà a Staglieno - agiva talvolta una potente forma di guapperia partenopea, specie nelle faccende che riguardavano il suo primato". Non l'amò, insomma, né ne condivise le teorie, preferendo i temi filosofici delle aree culturali inglesi, francesi e americane, da cui venne la modernità della sua concezione filosofica liberale. Fu insegnante di storia e filosofia al Tasso di Salerno, allo Spedalieri di Catania, all'Umberto I di Napoli e al magistero femminile Suor Orsola Benincasa. Furono gli anni in cui scoprì l'esistenzialismo che approfondì e perfezionò come "positivo" a partire dalla fine degli anni '40, in seguito all'incontro con Geymonat e alla scoperta di Dewey.
Alla sua educazione liberale contribuì molto il padre Ulisse il quale, seguace a amico di Giovanni Amendola, dal 1014 al 1920 fu consigliere comunale di Salerno. Al padre Salerno dedicò una strada. Cinque anni fa scrissi al sindaco di Salerno perché anche Nicola venisse ricordato nella sua città natale. Ottenni, dopo molta insistenza, una replica con una promessa che tuttavia aspetta ancora di essere onorata, e che forse lo sarà l'anno venturo. Nel frattempo è stata Milano a dedicargli una piazza. 
                                                                                                                                                                                                                                      Egidio Sterpa
In: "Il Giornale", 15 Agosto 2003