INGEGNERI L.

La ricorrenza. Nicola Abbagnano, la filosofia alla portata del grande pubblico

in "Il Gazzettino", 15 Luglio 2001 - 2001

La filosofia alla portata del grande pubblico

La filosofia alla portata del grande pubblico
 


Mi confessava qualche settimana fa un giornalista che l'unico regalo ricevuto nella sua lunga attività di professionista erano stati i tre volumi di Abbagnano. Si tratta della storia della filosofia edita dalla UTET e mandata alle stampe per la prima volta nel 1946 e più volte aggiornata al punto di aver superato le 100 mila copie. A quest'ultimo è invece indirizzata l'edizione lanciata nel 1986 da Paravia: da quindici anni uno studente su due ha il primo approccio con la filosofia attraverso il manuale di Abbagnano nella versione tre o cinque volumi. Così ogni anno Paravia sforna circa 100 mila volumi di un'opera che ha 55 anni ma è continuamente aggiornata dall'allievo Giovanni Fornero. Perché tanto successo? Le ragioni sono molteplici, tuttavia è difficile trovare una storia della filosofia in cui l'autore presenta il proprio lavoro con queste parole: "Non saranno illustrati sistemi o problemi quasi sostanziati e considerati come realtà indipendenti; ma figure o persone vive, fatte emergere dalla logica della ricerca in cui vollero esprimersi e considerate nei rapporti con altre figure e persone. La storia della filosofia non è né il dominio di dottrine impersonali che si seguano disordinatamente o si concatenino dialetticamente, né la sfera di problemi eterni, di cui le singole dottrine siano manifestazioni contingenti. E' un tessuto di rapporti che si muovono sul piano di una comune disciplina di ricerca e che perciò trascendono gli aspetti contingenti o insignificanti per fondarsi su quelli essenziali e costitutivi".
Se questa è la storia, cos'è allora la filosofia? "La filosofia - secondo Abbagnano - nasce perché l'uomo non è guidato, come gli altri animali da istinti che determinino, sempre allo stesso modo, i comportamenti. Ha la libertà di scegliere i suoi modi di essere e l'intelligenza per comprendere e valutare le loro conseguenze. Perciò è soggetto in ogni momento a tentazioni, a errori, a pretese che vanno al di là delle sue reali possibilità, a lotte e conflitti con i suoi simili e con l'ambiente in cui vive".
Bastano questi brevi passaggi per comprendere uno dei capisaldi del successo: chiarezza e semplicità nello scrivere (e nel parlare, per quanti hanno avuto la fortuna di ascoltarlo). Abbagnano stesso, del resto, puntava il dito contro coloro che "per un malinteso tecnicismo hanno preteso ridurre la filosofia a una disciplina particolare accessibile a pochi". "Ricordare questi aspetti - spiega oggi Fornero - è senza dubbio uno dei modi migliori per celebrare i cento anni dalla sua nascita. Il successo del manuale è molto legato alla chiarezza del linguaggio, poi vengono l'impostazione pluralista, l'aggiornamento come metodo e la costante attenzione ai nuovi temi".
Dunque, cento anni fa, il 15 luglio, nasceva a Salerno Nicola Abbagnano. A soli 21 anni si laureava all'università di Napoli sotto la guida di Antonio Aliotta con la tesi Le sorgenti irrazionali del pensiero, a 38 era già ordinario di storia della filosofia nella facoltà di Lettere all'università di Torino. La sua opera più importante, La struttura dell'esistenza 1939, divenne il manifesto dell'esistenzialismo positivo. Altri scritti di rilievo sono Il problema dell'arte 1925, Guglielmo d'Ockham 1931, Introduzione all'esistenzialismo 1942, La storia della filosofia" 1946, il Dizionario di filosofia 1961, Pro o contro l'uomo 1968, L'uomo progetto 2000 1980. Poi vanno aggiunte La saggezza della vita 1985, una raccolta di articoli pubblicati sul settimanale "Gente" e La saggezza della filosofia 1987, galleria di pensatori del '900, edite da Rusconi, che insieme hanno superato le 100 mila copie.
Nel 1989, quasi premonitore della fine, diede alle stampe Ricordi di un filosofo, ricostruzione delle principali vicende culturali del secolo. Si spense a Milano il 9 settembre 1990. Una sottolineatura merita la sua collaborazione a giornali e riviste ricordando che fu uno dei primi pubblicisti come previsto dalla legge istituita dall'ordine dei giornalisti del 1963. Il 16 febbraio '64 uscì su "La Stampa" il primo articolo dedicato alla vicenda di Galileo, l'ultimo è dell'11 agosto '90 su "Il Giornale" diretto da Montanelli, al quale aveva aderito fin dalla fondazione nel '74. Parlando della tragedia della ragione in Galileo scriveva "la sua opera rimane il primo coraggioso colpo d'occhio che l'uomo ha gettato sul mondo che lo circonda e sul posto che egli occupa in esso". Ventisei anni dopo, come un testamento, ribadiva che "è inutile rifugiarsi nei sogni e nelle illusioni perché la vita è una cosa seria dato che il tempo è veloce nel suo scorrimento".
Per celebrare i cento anni dalla nascita è stato organizzato a Torino nei giorni 4-5-6 ottobre prossimi un convegno internazionale che sarà anche l'occasione per presentare il volume di scritti neo-illiministici dopo la raccolta, sempre nei classici della Utet, di Scritti esistenzialisti pubblicata nel 1988.
Il suo nome è legato all'esistenzialismo positivo e secondo questo indirizzo "la ricerca dei limiti e delle condizioni cui ogni possibilità umana soggiace non può essere fatta che mediante l'utilizzazione di tecniche di accertamento e di controllo che l'indagine positiva o scientifica dispone". Tuttavia lo stesso Abbagnano, non legato culturalmente a dogmi, nel 1955 parlava di "Morte o trasfigurazione dell'esistenzialismo" per affermare di non essere vicino "né al mito della Scienza né al mito dell'anti-Scienza... I pericoli oggi derivanti dalla scienza e dalla tecnica non si combattono con profezie e miti ma solo trovando e mettendo alla prova altre tecniche di convivenza umana".
                                                                                                                                                                                                                                     Luca Ingegneri
 In: "Il Gazzettino", 15 luglio 2001